E siamo giunti di nuovo a quel periodo dell’anno in cui ogni forma di vita si ritira, si contrae, si riduce al minimo e abbandona tutto ciò che è superfluo per concentrare tutta la propria energia per la mutazione, per un nuovo inizio, una trasformazione radicale che ha poco a che fare con i cambiamenti continui che viviamo nel corso del resto dell’anno. Questo processo è ben raffigurato dal seme di una pianta che sprofonda nella terra e si contrae per poi germogliare in una nuova pianta a primavera, o dagli animali che vanno in letargo facendo tesoro di quanto accumulato durante l’anno.
La specie umana, sempre in lieve controtendenza, per sottrarsi a questo periodo buio di silenzio e di raccoglimento ha creato ogni sorta di chiassoso rituale in cui sembra ci sia l’imperativo morale di sacrificare se stessi e il naturale bisogno di ritirarsi in nome della frenesia dell’amore per gli altri a tutti i costi, quello di ‘un pensierino glielo dobbiamo fare’ per intenderci.
Nel dire questo non voglio finire nel solito polpettone cinico a cui ci hanno abituati molti comici nel periodo di fine anno, ben vengano le feste, i regali, lo stare insieme, gli ‘a te e famiglia’ e ben vengano le fughe, i ‘mi blindo in casa fino alla befana’, i ‘non ci sono per nessuno’. Il punto è in entrambi i casi e anche nel ‘giusto’ mezzo, sei tu che decidi davvero per te stess@ o è il mondo che decide per te? Vivi negli automatismi di ciò che è il comportamento ‘giusto’ o ‘normale’, nel rifiuto o nella ribellione di ciò che è controtendenza e originale, oppure semplicemente ti arrendi a te stess@ e ti permetti di comportarti per ciò che sei davvero senza vanti e senza vergogne? E’ un buon momento per porsi questa domanda.
Buone feste,
Federico
Buone feste,
Federico